Questo è un episodio molto diverso dal solito. Per iniziare non ci troverete dentro dei fumetti, ma solo parole (come le newsletter vere, insomma). In apertura giusto un ritaglio delle matite dell’ultimo episodio, che sto disegnando in questi giorni.
Per lanciare la volata agli ultimi giorni di prevendita del libro di Off the record e auspicabilmente invogliarti all’acquisto (clicca su ‘sto benedetto link, hai tempo fino al 15 aprile per usufruire di uno sconto cospicuo), ho scelto di pubblicare un paio dei racconti che accompagneranno il fumetto.
Se non sai di cosa sto parlando, in poche parole: ho chiesto a una molteplicità di persone che ho la fortuna di conoscere e che sono presenti sulla scena musicale italiana almeno da quegli anni - quelli dell’”indie vero - anni zero” - di contribuire alla raccolta del mio fumetto con una testimonianza, un aneddoto, una riflessione, un racconto, insomma quello che volevano purché evocasse quell’epoca lì.
Scegliere è stato difficilissimo, perché avrei voluto condividerli tutti (ma per questo c’è, appunto, il libro). Ho infine optato (affidandomi non alle intelligenze artificiali ma alla mia sensibilità personale) per i pezzi di Marina Pierri e Tommaso Cerasuolo (voce dei Perturbazione). Spero ti piacciano quanto sono piaciuti a me. Mi sembra che tutti insieme questi pezzi riescano a restituire il senso di un’epoca (e spero ci riesca anche il mio fumetto), ma magari è solo che sono sensibile all’argomento e facilmente suggestionabile! Ciancio alle bande, vi lascio alle parole di chi scrive per mestiere, mica fa i disegnetti come il sottoscritto.
If you don’t mind
di Marina Pierri
Non ho mai visto Il Covo di giorno. Lo frequento di notte, senza eccezioni.
Stamattina Bologna bisbiglia oltre le grandi finestre della sala centrale, decorata da una rampa nera che conduce a una seconda sala tutta nera. Lì si suona. Lì suonano.
Ora c’è silenzio.
Sono le tre del pomeriggio.
È maggio, o forse giugno.
È il 2006.
Ciao, Max. Come stai? Che bello vederti. A quest’ora, poi.
Grazie per avermi voluta qui.
Max non è l’unico socio del Covo, ma mi sono abituata, in questi anni, alla sua presenza specifica. Al corpo minuto, in completo di sartoria, che sguscia tra la folla, si nasconde, si mostra con sussiego iconico, mi saluta con l’affetto che si riserva ai clienti fissi e un po’ anomali specie considerato che, al Covo, anomali siamo tutti. Non è un uomo di molte parole, lo so, lo rispetto. Mi piacerebbe trovare un argomento che ci accomuni, ma lui adora il brit pop, vive per il brit pop, io non tanto. Oltre due chiacchiere su Pete Doherty, Noel Gallagher, Damon Albarn non mi spingo, non rischio. A volte è Max a suggerirmi degli ascolti. O a prestarmi dei libri. Sono giovane, davvero giovane, ho ventisei anni e ho iniziato da poco a scrivere su Blow Up. Che onore. Che onore essere una delle due o tre donne a esser mai penetrata attraverso quel cancello di ferro!1
Sono appena tornata dagli Stati Uniti. Ho abitato vicino Seattle, per alcuni mesi. I sobborghi erano sconfinati e solitari, serviva l’auto per andare ovunque e se prendevi un bus eri una sprovveduta. Ho comprato tantissimi vinili, molti altri li ho ricevuti alla K Records, una piccola ma storica etichetta per cui ho deciso di fare uno stage subito dopo la laurea. Sono stata al South by Southwest, persino. Ma ora sono tornata, le stelle e le strisce ancora appiccicate ai maglioncini vintage e ai collant: mi metto le gonne corte, Uda dice che il mio occasionale nickname, MarinaP, sta per MarinaPolpaccina. Sì, perché sono nata con due polpacci muscolosi e non filiformi. Non ci posso fare nulla, signori della giuria.
Max mi dice più di due parole per la prima volta e qui, in un Covo trasfigurato dal bianco della luce contro il buio dei muri, mi sento speciale.
Se voglio mettere dischi tutti i venerdì?
Ma chi, io?
Max, ma sei sicuro?
È sicuro, annuisce. Sorride. Forse è che sono cresciuta. Che adesso scrivo su Blow Up; che sono tornata piena di stelle, e di strisce. Mi sento così: degna. Una delle poche donne della scena indie bolognese. Una delle poche donne della scena indie. Una delle poche donne, e basta.2
Che meraviglia, il Covo di giorno. Oggi si apre un capitolo nuovo.
Ma certo che ti suonerò Fuck Forever, Max. Certo. Ogni volta che sto là sopra.
Ci guarderemo, sul ritornello, per almeno un minuto intero. Con il labiale, diremo l’uno all’altra: if you don’t mind.
Tu dietro il bancone, all’entrata; io, alla console.
E questi giorni, no, non finiranno mai.
Marina Pierri, laureata in semiotica all'Università di Bologna, vive e lavora a Milano. È cofondatrice di FeST - il Festival delle Serie Tv, ed è series developer per EDI - Effetti Digitali Italiani. Ha scritto di serialità televisiva, letteratura e videogiochi per Wired, Il Corriere della Sera, Rolling Stone e Vanity Fair. Ha pubblicato “Eroine” (Tlon 2020), “Lila” (Giulio Perrone 2023) e “Spettri” (Einaudi 2024). Sempre per Einaudi ha pubblicato “Gotico salentino” (2025), il suo primo romanzo.
I camerini
di Tommaso Cerasuolo
Parliamo dei camerini.
I camerini dei locali e dei festival dove suonavano e suonano tutti i Recordi o i Perturbazione del mondo sono una fedele rappresentazione della misura che divide le nostre ambizioni dalla loro ricaduta concreta. Il materiale e l'immaginario, tanto per citare il titolo di un'antologia della letteratura italiana che ispirò il titolo di una nostra canzone.
La prima considerazione è: se ci sono, è già qualcosa. Non fatevi ingannare da quel sostantivo: si scrive camerino, ma si pronuncia sgabuzzino. Se suoni in una band di sei elementi, l'effetto è quello del sottoscala di Harry Potter, ma senza i soldatini di piombo sulla mensolina. In ogni caso, le pareti sono metodicamente mitragliate di adesivi e scritte lasciate dai gruppi che sono passati di lì, tra insulti, offerte di prestazioni sessuali, vecchi poster pasticciati, date, disegni, una matassa di volgarità e incanto in grado di saturare lo sguardo dopo pochi minuti. Se state tentando di riposare durante le interminabili ore che separano il soundcheck, la cena e il concerto, tanti auguri. Il vostro pensiero sarà interamente occupato da quel cumulo d'informazioni inutili e pervasive. L'opposto della meditazione, per capirci.
I divani. Ok, divanetti. Va bene, vecchie poltrone, sedie e tavolini. Se pretendete di sedervi, i vostri compagni avranno occupato tutte le possibili superfici con zainetti, giacche, trolley e amenità varie, non c'è scampo.
Il catering. Quel che c'è - non è affatto garantito che ci sia - se avanza si rapina comunque: ho visto trolley ricolmi di lattine di birra e bottigliette di plastica, dall'acqua agli integratori, sembra che i musicisti rock vivano in condizioni di povertà assoluta, perché se gli porgi una confezione di salatini o succhi di frutta la fanno sparire, pronti e via. Il rapporto schizofrenico dei promoter con le schede tecniche dei gruppi può anche essere generato dalle richieste assurde di alcuni booking, molto spesso tirate giù con un grossolano copia/incolla dalle richieste per il catering di un tour di Sting. Così succede che le spacconate si paghino care: se chiedi roast-beef, lattughina fresca e un cocktail di gamberi, è ancora più probabile che il promoter decida di ignorare in toto le richieste del booking e non ti faccia trovare nulla.
La temperatura. C'è bisogno di scriverlo? Rovente d'estate e gelata d'inverno. Soprattutto sotto l'Appennino: qualcuno mi deve ancora spiegare perché sotto a Sasso Marconi l'inverno non sia percepito come tale. Specie nelle città affacciate sul Tirreno e sull'Adriatico. “Abbiamo un clima mitigato dal mare”: non credete a questa cialtronata. Se dovete scendere a sud, portatevi delle coperte nel furgone.
Ogni camerino che si rispetti ha il suo guastatore. L'identità del guastatore può variare: spesso è un amico di uno dei componenti della band, che infatti lo introduce in camerino per “un rapido saluto”, ignorando di essere portatore di un virus... Può essere un vecchio compagno di studi, un parente, un fan sfegatato che vi adora ma ignora completamente il concetto di privacy, persino un personaggio famoso, inatteso, che si palesa a salutarvi e dimostrarvi la propria stima. Il fatto che compaia prima del concerto, e non dopo, dovrebbe insospettirvi. Ma state cercando di concentrarvi... La sua identità può mutare. Tuttavia la devastazione che porta il guastatore di camerini è invariabile: le birre nel frigo si volatilizzano, non parliamo delle bottiglie di vino, le patatine improvvisamente decorano tutto il pavimento del camerino, ma soprattutto la concentrazione necessaria a pochi minuti dalla vostra esibizione va a farsi benedire, perché la caratteristica principale del guastatore è la favella. Non smette mai di parlare, mai. E a voi in quel momento lì, non ve ne frega un cazzo, ma lui vi scorterà praticamente fino al primo gradino che sale verso il palcoscenico, nemmeno fosse la vostra bodyguard, senza tacere mai. Se sotto c'è musica forte, per lui è ancora meglio: vi parla, voi non capite, lui urla ancora più forte, sputacchiando nel vostro orecchio. Non tace mai. Mai.
Ma più importante di tutto: il cesso. Dimenticatelo. So che può suonare vagamente snob, ma non c'è niente di peggio di uscire dal camerino prima del concerto per andare a pisciare (l'adrenalina e le birre non aiutano) e incappare in vecchi amici o, se hai un po' di fortuna, in quelli venuti per ascoltarti. Che tu stia recandoti verso il cesso o che tu stia tornando da lì, desideri solo una cosa: il mantello dell'invisibilità (si torna ad Harry Potter).
Credetemi: la distanza tra il backstage e il cesso è la vera misura del successo. Se non ci credete, chiedetelo ai Recordi.
Tommaso Cerasuolo dal 1988 è cantante del gruppo Perturbazione, uno dei più importanti gruppi pop-rock della musica italiana. Fra i pionieri dell’indie nazionale, dopo una lunga gavetta pubblicano nel 2002 l’album della svolta, “In circolo”, votato tra i 100 migliori dischi italiani di sempre da Rolling Stone Italia. Quella dei Perturbazione è una storia fatta di circa 800 concerti in tutta Italia ed Europa, un Festival di Sanremo nel 2014 – durante il quale il nome della band si afferma presso il grande pubblico grazie alla canzone “L’Unica” – e una decina di dischi, fra cui album di culto come “Canzoni allo specchio” (2005) e “Del nostro tempo rubato” (2010). Diplomato all’Istituto Europeo di Design, Cerasuolo è anche grafico, illustratore, regista di cortometraggi e videoclip di animazione.
Se invece ti sei imbattuto in questa newsletter e non sai niente ma proprio niente dei Recordi, QUA c’è il riassuntone aggiornato di tutti gli episodi fin qui pubblicati del fumetto: siamo quasi arrivati alla fine della storia, ma non è mai troppo tardi per una full immersion in Off the record!
La playlist di Off the record su Spotify la ascoltate QUA (mi raccomando di non ascoltarla random, che è stata pensata secondo un certo ordine). Magari un giorno la cambio, o ne aggiungo un’altra. Magari no.
PER I TORINESI: giovedì 10 aprile, alle ore 19, ci troviamo da Libreria Therese (Corso Belgio 49/bis) per un appuntamento speciale di “Fumetti che ti spezzeranno il cuore” con Claudia “Famosini” Losini. Data l’occasione - e l’ospite! - si parlerà di bei fumetti che hanno a che fare con la musica.
Qua il link all’evento di Facebook!
AH! Mi vedo costretto in chiusura a linkare nuovamente la prevendita del libro. Magari non hai pensato a cliccare subito sul link, hai letto i racconti e te ne stavi dimenticando, ma io sono qua appunto per ricondurti all’ordine. Io stesso mi rendo conto che ogni tanto penso “ora vado su Google a cercare questa roba”, e nel mentre in cui apro una nuova tab ho già dimenticato cosa dovevo cercare, quindi ecco, repetita iuvant, come dicevano quelli.
Un giorno, ti vergognerai di non aver forzato i cardini per fare entrare le altre.
Un giorno, ti vergognerai di non aver fatto di tutto affinché foste un po’ di più.
Ma, oddio! Non sapevo che Marin P avesse fatto uno stage alla K Records, ancora più stima (se è possibile)!